Assegnazione casa coniugale e successiva divisione dell’immobile.

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Cos’è la casa coniugale e a chi spetta in caso di morte di uno dei coniugi?

È il luogo in cui i coniugi hanno stabilito la loro vita insieme e dove hanno cresciuto i propri figli. La casa coniugale è dunque il posto in cui è nata e si è sviluppata la famiglia, il cosiddetto focolare domestico. Non è importante che ogni componente della famiglia abbia la residenza nella casa coniugale ma quello che veramente conta è che in quel luogo si è svolta la quotidiana vita domestica di marito, moglie e figli che lì hanno mangiato, hanno dormito e così via.

Si tratta, dunque, del luogo in cui hanno vissuto insieme per anni i coniugi ed i figli, il luogo degli affetti, degli interessi, delle abitudini, delle gioie e dei dolori in cui si esprime la vita familiare e si svolge la continuità delle relazioni domestiche, centro di aggregazione e di unificazione dei componenti del nucleo, complesso di beni funzionalmente organizzati per assicurare l’esistenza della comunità familiare.

Per tali motivi infatti la legge dispone che alla morte di uno dei coniugi la casa familiare spetti direttamente al coniuge superstite il quale avrà la possibilità di continuare a godere della stessa e dei mobili che la corredano sino alla propria morte.

I diritti sulla casa coniugale spettanti al coniuge superstite

Si tratta di un diritto reale di godimento sull’immobile e sui beni mobili che lo corredano in virtù del quale alla morte di uno dei coniugi l’altro, ossia il coniuge superstite, avrà il diritto di abitare la casa coniugale sino alla sua morte. Tale diritto è automatico e scatta immediatamente quando si apre la successione del defunto. Non potrà essere tolto da nessuno, neanche dagli altri eredi e costituisce una vera e propria tutela per il coniuge superstite al fine di preservare la sfera degli affetti e della famiglia e di tutelare il cosiddetto focolare domestico ossia il nido dove è nata e cresciuta la famiglia.

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A chi spetta la casa familiare se i coniugi si separano?

Al coniuge a cui la casa viene assegnata mediante provvedimento giudiziale. La separazione infatti fa cessare l’obbligo di coabitazione che rientra tra i doveri coniugali. Il godimento della casa familiare, a prescindere da chi dei coniugi ne sia il proprietario, è attribuito tenendo conto soprattutto dell’interesse dei figli, infatti presupposto principale dell’assegnazione è il collocamento dei figli. Salvo eccezioni, resterà nella casa coniugale il genitore col quale i figli convivono al fine di non creare ulteriori traumi alla prole oltre a quelli già creati con la separazione.

Cosa succede alla casa familiare si i coniugi intendono dividere i propri beni?

Laddove i coniugi intendano effettuare una divisione del proprio patrimonio, o chiedendola al giudice o attraverso un atto pubblico notarile, va sottolineato che il coniuge al quale verrà assegnata la casa coniugale perderà il diritto di abitazione e di uso sui mobili che la corredano di cui beneficiava, in quanto tale diritto di godimento verrà assorbito dall’acquisto del diritto di proprietà esclusiva dell’immobile.

In ragione di ciò, dunque, in sede di valutazione economica del bene casa familiare ai fini della divisione, il diritto di godimento sulla casa e sui beni mobili che la corredano, che spetterebbe al coniuge assegnatario con provvedimento del giudice viene ad estinguersi, appunto, in seguito all’atto di divisione. 

È possibile vendere la casa familiare?

Da un punto di vista legale assolutamente si ma ci sono da fare alcune importanti precisazioni. Il coniuge proprietario dell’immobile può si metterlo sul mercato, ma in caso di vendita l’usufrutto della casa spetterà di diritto al coniuge assegnatario almeno sino all’emancipazione dei figli.

La parte acquirente potrebbe dunque aspettare molti anni prima di avere il possesso materiale dell’immobile. Di conseguenza chi vuole comprare una casa familiare deve accettare che il coniuge assegnatario resti nella casa sino a quando il giudice lo riterrà opportuno. Ciò comporta anche dei risvolti sul prezzo dell’immobile, stante infatti la possibile lunga attesa prima di entrarne in possesso tali case hanno tendenzialmente un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato.

In ogni caso bisognerà rivolgersi ad un notaio, anche attraverso la presente piattaforma, al fine di avere ben chiara quella che è la situazione dell’immobile e decidere cosa fare, ossia se vendere o acquistare un immobile che è casa coniugale.

Cosa succede se la casa è cointestata?

La vendita è sicuramente più facile e se vi è una separazione tra coniugi ancor meglio. In questo caso infatti l’assegnazione dell’immobile non ha luogo ed entrambi i coniugi, laddove decidano di vendere, possono contare su una nuova liquidità, derivante appunto dalla vendita al fine di affrontare le spese che derivano dalla fine del matrimonio.

E se uno degli ex coniugi non vuole vendere la casa?

Potrà anche decidere di acquistare la quota dell’ex partner magari ad un prezzo di favore. Nel caso in cui la casa cointestata è assegnata al coniuge che detiene la custodia dei figli, laddove si decida di vendere l’immobile la ripartizione del valore potrebbe anche non essere del 50%. Ad esempio potrebbe verificarsi l’ipotesi in cui l’ex coniuge che ha anche l’usufrutto della casa potrebbe chiedere, per la sua quota, un prezzo che va anche oltre la metà del valore dell’immobile.

A carico di chi sono le spese

Il provvedimento del giudice col quale si provvede all’assegnazione della casa familiare comporta il diritto del beneficiario di continuare a vivere lì in modo gratuito ma non anche sulle spese della casa che graveranno quindi sull’assegnatario. Le spese vengono quindi pagate da chi abita l’immobile.

Per spese si intendono sia quelle ordinarie, come ad esempio le bollette, le riparazioni etc.; quelle straordinarie, invece, come ad esempio i lavori di sostituzione dei pavimenti o la sostituzione dell’impianto di riscaldamento, saranno a carico di entrambi.

Assegnazione casa coniugale e successiva divisione dell’immobile.

I diritti di uso e abitazione sulla casa coniugale spettano anche in sede di separazione dei coniugi?

No in quanto con la separazione viene meno il concetto di residenza familiare. La separazione è infatti un ostacolo insormontabile al sorgere dei diritti si uso e abitazione sulla casa familiare in favore del coniuge superstite stante la mancanza della convivenza tra i coniugi al momento dell’apertura della successione. Quindi mancando la convivenza manca di conseguenza il concetto di casa familiare e di focolare domestico. La stessa cosa si ha anche in caso di divorzio. Con il divorzio vengono meno gli effetti civili del matrimonio e di conseguenza l’ex coniuge non avrà alcun diritto sulla che era stata familiare. 

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