Patto di Famiglia dal Notaio: passaggio generazionale d’azienda
- Come cedere l’azienda familiare ad un solo figlio con l’aiuto del notaio: parliamo del patto di famiglia nel passaggio generazionale dell’azienda
- Cos’è il patto di famiglia? e come è strutturato?
- Come si stipula il patto di famiglia?
- Chi deve partecipare al patto di famiglia?
- Cosa può essere trasferito con il patto di famiglia?
- Partecipazioni sociali trasferite con il patto di famiglia
- Cosa succede se sopraggiungono nuovi figli, o se il coniuge cambia?
- è possibile sciogliere il patto di famiglia?
- Possibilità di recedere dal patto di famiglia dal notaio
- Patto di famiglia e impresa familiare
- Quanto costa il patto di famiglia?
- Vantaggi fiscali del patto di famiglia dal notaio
- L’importanza del notaio nella pianificazione del patto di famiglia
Come cedere l’azienda familiare ad un solo figlio con l’aiuto del notaio: parliamo del patto di famiglia nel passaggio generazionale dell’azienda
In Italia il numero di imprese di natura familiare è molto alto, e spesso la scomparsa dell’imprenditore (magari il padre, o la madre) può compromettere la prosecuzione dell’attività d’impresa. Non è raro, infatti, che tra i vari figli e nipoti dell’imprenditore defunto solo uno di essi si sia sempre interessato degli affari di famiglia, e sia effettivamente in grado di portare avanti l’azienda con successo. Altre volte, invece, può accadere che i vari figli dell’imprenditore con il tempo si ritrovino in disaccordo sul come gestire l’attività, arrivando così a paralizzare l’attività di impresa.
Per queste ragioni, il trapasso generazionale dell’azienda risulta un momento assai delicato, capace di pregiudicare la continuità nella gestione dell’impresa. Proprio per cercare di facilitare questo “passaggio generazionale” all’interno delle aziende, il legislatore nel 2006 ha introdotto nel nostro Codice Civile la figura del “patto di famiglia”.
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Cos’è il patto di famiglia? E come è strutturato?
Il patto di famiglia è un contratto (da farsi per atto pubblico, quindi alla presenza di un notaio) con il quale l’imprenditore trasferisce (in tutto o in parte) ad uno o più discendenti l’azienda o le partecipazioni societarie da lui possedute a titolo gratuito. Per evitare pregiudizi ai danni degli altri (futuri) eredi dell’imprenditore (si pensi agli altri figli ed al coniuge), è anche previsto che l’assegnatario dell’azienda (ad esempio: il figlio maggiore dell’imprenditore) compensi questi ultimi con altri beni.
Questa “liquidazione” a favore degli altri soggetti potrebbe anche essere fatta direttamente dall’imprenditore donante: immaginando un caso concreto per rendere il tutto più chiaro, il papà imprenditore potrebbe decidere di donare l’azienda di famiglia al figlio più grande, che lavora da anni al suo fianco ed ha maturato un’esperienza sufficiente per potere proseguire l’impresa autonomamente, decidendo al contempo di liquidare gli altri figli e la moglie con beni diversi, come immobili, denaro ecc.
In sostanza, il patto di famiglia risulta composto dalle seguenti operazioni:
- una donazione (generalmente da genitore a figlio, ma potrebbe avvenire anche da nonno a nipote) di una azienda o di partecipazioni societarie;
- un’attribuzione in natura (come un immobile) o in denaro ai legittimari non beneficiari dell’azienda, per un valore pari alla quota di legittima che spetterebbe loro in caso di morte dell’imprenditore.
Patto di famiglia e testamento: le differenze
È fondamentale sottolineare come il patto di famiglia non sia un testamento, bensì un contratto grazie al quale l’imprenditore è in grado di “anticipare” la propria successione (limitatamente all’azienda o alle partecipazioni societarie da lui possedute!).
Questa risulta una importantissima novità nel nostro ordinamento, in quanto introduce una deroga al generale divieto di patti successori (cioè di quegli accordi attraverso cui un soggetto dispone della propria futura successione, o dei diritti che gli possono spettare su una successione non ancora aperta) considerati nulli e, pertanto, privi di effetti.
In tal modo, almeno per quanto riguarda l’impresa di famiglia, è ad oggi possibile programmare il suo passaggio alle future generazioni con un certo preavviso ed una certa lungimiranza.
Come si stipula il patto di famiglia?
Il patto di famiglia deve essere stipulato necessariamente per atto pubblico notarile. È proprio il legislatore che nel 2006, con l’introduzione della normativa, ha previsto in modo univoco la sua forma. Le parti non possono prescindere dall’atto pubblico notarile, pena la nullità dell’atto. Per tali ragioni le parti non potranno concluderlo con una scrittura privata e sarà necessario andare dal notaio.
Chi deve partecipare al patto di famiglia?
A questo contratto devono partecipare obbligatoriamente più soggetti. In primo luogo, non potrà mancare l’imprenditore che intende trasmettere la propria azienda (o le proprie partecipazioni sociali), così come sarà necessaria la presenza dei discendenti ai quali egli intende assegnare l’azienda di famiglia (o le partecipazioni). Siccome il Codice Civile parla di discendenti, l’assegnazione potrebbe avvenire non solo a favore dei figli, ma eventualmente anche dei nipoti (i figli dei figli dell’imprenditore!). Ciò, tuttavia, comporta anche che l’assegnazione dell’azienda familiare non potrà avvenire a favore di soggetti diversi dai discendenti (come, ad esempio, il coniuge o i fratelli dell’imprenditore, un cugino, ecc.).
Inoltre, devono essere presenti all’atto notarile anche il coniuge e tutti coloro che sarebbero legittimari se in quel momento si aprisse la successione dell’imprenditore (dunque anche coloro che non sono assegnatari dell’azienda di famiglia) affinché essi possano essere liquidati con altri beni. La loro necessaria partecipazione deriva proprio dal fatto che il patto di famiglia si configura come una sorta di “anticipazione” della successione dell’imprenditore: il coniuge e gli altri legittimari hanno quindi il diritto di percepire una somma a titolo di liquidazione del valore delle proprie quote di legittima.
Facciamo ora un esempio: un imprenditore, sposato e con tre figli, intende lasciare l’azienda di famiglia alla sola primogenita. Davanti al notaio, dovranno essere presenti non solo il padre e la figlia assegnataria, bensì anche gli altri due figli e la moglie, in quanto legittimari dell’imprenditore. Questi ultimi non si vedranno assegnare l’azienda di famiglia, ma avranno comunque diritto ad una liquidazione, a cui potrà provvedere la figlia o lo stesso imprenditore.
Chi partecipa al patto di famiglia se l’azienda e le partecipazioni sociali sono in comunione legale?
Se l’azienda e le partecipazioni sociali sono in comunione legale al momento del rogito notarile del patto di famiglia, dovrà prestare il consenso al trasferimento anche il coniuge. Se, però, colui che è titolare dell’azienda eserciti l’impresa da solo, l’imprenditore potrà trasferirla senza il consenso dell’altro coniuge, in quanto al momento dello scioglimento della comunione legale, all’altro coniuge spetterà solo un diritto di credito, ossia una somma di liquidazione in denaro.
Cosa può essere trasferito con il patto di famiglia?
Il patto di famiglia come sopra anticipato, prevede il passaggio generazionale dell’azienda o di un ramo di essa, ma anche delle partecipazioni sociali. Per quanto riguarda invece la liquidazione che devono effettuare i beneficiari dell’azienda o delle quote societarie, può avvenire sia con il trasferimento di una somma di denaro che con beni diversi, come immobili.
Partecipazioni sociali trasferite con il patto di famiglia
Si discute molto tra gli studiosi del diritto quali siano le partecipazioni che possano essere oggetto di trasferimento con il patto di famiglia. Quando entrò in vigore la legge che introduceva il patto di famiglia, si riteneva inizialmente che potessero essere trasferite con il patto di famiglia per atto pubblico dal notaio, soltanto le partecipazioni sociali di società di persone. In questo caso è necessario anche il consenso di tutti gli altri soci appartenenti alla compagine sociale.
Con il passare del tempo c’è stata un’evoluzione e si è considerato ammissibile anche il trasferimento di partecipazioni sociali come le srl e le spa. Ciò che deve essere sottolineato è che il trasferimento deve avvenire nel rispetto dello statuto della società. Infatti, può accadere che all’interno di uno statuto vi siano delle clausole statutarie che limitino la circolazione delle partecipazioni delle società.
Si pensi al caso in cui nello statuto sia previsto che, in caso di trasferimento di un socio della propria partecipazione sociale, vi sia una prelazione in favore degli altri soci, ossia un diritto di essere preferito come acquirente, oppure si pensi al caso in cui sia inserita una clausola di gradimento, ossia l’ingresso di nuovo socio sia subordinato al parere favorevole di determinati soggetti.
Cosa succede se sopraggiungono nuovi figli, o se il coniuge cambia?
Nella nostra vita quotidiana ci rendiamo sempre più spesso conto di quanto le dinamiche familiari possano mutare. È naturale chiedersi, ad esempio, che cosa potrebbe accadere al patto di famiglia se, successivamente alla stipula dinnanzi al notaio, l’imprenditore dovesse avere un altro figlio, o dovesse divorziare e sposare un’altra persona.
Il figlio sopravvenuto, così come il nuovo coniuge, avrebbero diritto di chiedere ai beneficiari del patto di famiglia (cioè al discendente assegnatario dell’azienda, nonché anche agli altri soggetti cui sono stati liquidati beni diversi a titolo di compensazione) il pagamento di una somma pari alla quota a cui avrebbero avuto diritto se avessero partecipato alla stipula dell’atto notarile.
È possibile sciogliere il patto di famiglia?
La legge prevede due ipotesi di modifica o scioglimento del patto di famiglia:
- mediante contratto stipulato per atto pubblico dal notaio
- mediante recesso di seguito approfondito.
Modifica del patto di famiglia dal notaio: chi può modificarlo?
I soggetti che possono modificare il patto di famiglia sono gli stessi che hanno partecipato alla stipula dal notaio. La modifica può attenere sia ai soggetti che hanno partecipato al contratto (modifica soggettiva), che all’oggetto del contratto stesso (modifica oggettiva). Si pensi al caso in cui si voglia trasferire un altro ramo di azienda.
Nel caso in cui una delle parti che abbia partecipato al patto originariamente sia deceduta, dovranno presentarsi dinanzi al notaio, allo scopo di modificarne il suo contenuto, gli eredi.
Possibilità di recedere dal patto di famiglia dal notaio
Il legislatore ha previsto la possibilità di inserire una clausola statutaria che consenta l’esercizio del diritto di recesso dal contratto. Ciò significa che nel caso in cui le parti abbiano consentito questa possibilità si possa decidere di “abbandonare” il contratto. Naturalmente, per far sì che la dichiarazione produca effetto, è necessario comunicarla a tutte le parti del contratto.
La norma non precisa chi sono i soggetti che possono esercitare questo diritto. Nonostante le numerose tesi, le parti sono libere di determinare a chi attribuire il diritto di recesso, in quanto il legislatore non pone alcun limite.
Chi può recedere dal patto di famiglia
A seconda del soggetto che decida di recedere dal patto di famiglia, vi saranno degli effetti diversi. Infatti non può equipararsi la posizione del titolare dell’azienda o della quota societaria a quella di colui che la riceve e che deve liquidare gli altri legittimari.
Recesso esercitato dal titolare dell’azienda
Se il recesso viene esercitato dal proprietario dell’azienda che trasferisce, ad esempio, ad un suo figlio la titolarità, vi sarà lo scioglimento del contratto, in quanto viene meno la volontà principale.
Recesso esercitato dagli altri soggetti del patto di famiglia
Se, invece, il recesso viene esercitato dagli altri soggetti che hanno partecipato al patto di famiglia stipulato dal notaio per atto pubblico, non vi sarà uno scioglimento del contratto, ma semplicemente l’obbligo di restituzione della somma di denaro data in liquidazione con i relativi interessi.
Come si esercita il recesso dal patto di famiglia?
Qualora il patto di famiglia conceda la possibilità di esercitare il diritto di recesso, coloro che intendano avvalersi di tale diritto dovranno recarsi dal notaio per esercitare tale diritto per atto pubblico notarile. Naturalmente è necessario che una volta esercitato, sia notificato alle altre parti del contratto.
Patto di famiglia e impresa familiare
Quando il legislatore precisa che nella stipula del patto di famiglia dal notaio vada rispettata la normativa prevista per l’impresa familiare, si intende che non è possibile arrecare dei danni ai partecipanti dell’impresa familiare.
Impresa familiare e prelazione
Quando viene trasferita l’impresa familiare con un corrispettivo, ad esempio quando viene venduta e si paga un prezzo, oppure quando viene permutata, ossia scambiata con un altro bene, emerge il cosiddetto diritto di prelazione. Il diritto di prelazione consiste nel diritto di essere preferiti nel trasferimento.
Gli studiosi del diritto hanno molto discusso sulla possibilità di riconoscere il diritto di prelazione ai partecipanti dell’impresa familiare, ma l’orientamento prevalente sostiene che non vi sia un diritto di prelazione quando si trasferisce l’azienda con il patto di famiglia, in quanto non è un trasferimento a titolo oneroso, ma è un trasferimento gratuito al pari della donazione.
Quanto costa il patto di famiglia?
Il patto di famiglia è un contratto gratuito, non prevede un corrispettivo in denaro, né in altra forma (si pensi al trasferimento di beni) da parte di colui che riceve l’azienda o le quote societarie. Per tali ragioni non sconta le tasse e le imposte tipiche dei trasferimenti a titolo oneroso, come la vendita.
Vantaggi fiscali del patto di famiglia dal notaio
Con riferimento al trattamento fiscale del patto di famiglia, questo ha subito un’evoluzione nel corso del tempo. Infatti anche di recente la Corte di cassazione ha mutato orientamento prevedendo un tipo di trattamento meno costoso e oneroso.
La liquidazione che viene effettuata dal legittimario assegnatario dell’azienda (ad esempio il figlio) deve ricondursi sempre e comunque alla donazione effettuata dal disponente, ossia da colui che trasferisce l’azienda. Siccome coloro che ricevono l’azienda sono obbligati per legge a dover liquidare gli altri soggetti del patto di famiglia, la liquidazione al legittimario non beneficiario dell’azienda viene considerata come donazione fatta dal disponente. Ne consegue l’’applicazione dell’aliquota e della franchigia previste con riferimento al rapporto di parentela che intercorre tra il disponente e il beneficiario che non ha ricevuto l’azienda con un alleggerimento dell’imposta dovuta.
L’importanza del notaio nella pianificazione del patto di famiglia
Vista la complessità della materia e le innumerevoli dinamiche familiari che possono crearsi, è sempre opportuno rivolgersi ad un notaio, affinché questi possa valutare se il patto di famiglia sia la soluzione ideale per pianificare al meglio il passaggio generazionale dell’azienda, nonché consigliarvi sulla struttura da dare al patto di famiglia e sulle modalità delle assegnazioni e delle liquidazioni spettanti ai vari soggetti coinvolti.