COMUNIONE DEI BENI E DIRITTO DI FAMIGLIA: RICHIEDI UNA CONSULENZA NOTARILE PER CONIUGI
- Comunione dei beni: cosa comprende?
- è possibile escludere dei beni dalla comunione legale?
- Amministrazione dei beni in comunione legale
- Comunione dei beni e consulenza notarile
- Comunione legale e ordinaria: le differenze
- Comunione legale e rapporto con i creditori
- Come si scioglie la comunione legale
- Perchè serve la consulenza notarile
- Separazione dei beni e ruolo del notaio nella scelta
Nel caso in cui i coniugi non esprimano alcuna scelta sul regime patrimoniale, all'atto della celebrazione del matrimonio, viene applicata automaticamente la comunione legale dei beni.
Chi riguarda la comunione dei beni
La comunione legale dei beni riguarda sia gli sposi convolati a nozze, sia coloro che abbiano scelto di unirsi civilmente. In questi due casi, in assenza di scelta differente al momento del rito, la comunione legale dei beni si instaura automaticamente.
Un’importante novità riguarda coloro che abbiano deciso di stipulare un contratto di convivenza. Tale novità è stata introdotta dalla Legge Cirinnà nel 2016 che, oltre ad introdurre le unioni civili, ha dato la possibilità di “ufficializzare” i rapporti tra i conviventi sia dello stesso sesso che di sesso diverso. Infatti i conviventi possono scegliere di disciplinare i loro rapporti patrimoniali adottando il regime di comunione legale. In assenza di decisione, però, a differenza del matrimonio e dell’unione civile, non vi sarà la comunione legale, ma un’assenza totale di regime. Ciascun convivente sarà pieno ed esclusivo dei beni acquistati durante il rapporto di convivenza.
COMUNIONE DEI BENI: COSA COMPRENDE?
Nella comunione legale dei beni rientrano tutti i beni acquistati durante il matrimonio, salvo le eccezioni previste dalla legge.
I beni sono comuni a entrambi indipendentemente da quale dei due coniugi abbia effettuato l'acquisto e il pagamento: quindi, se anche l'acquisto avviene a opera di un solo coniuge, il bene acquistato è di entrambi. Occorre pertanto porre grande attenzione quando si acquista un bene da un privato al suo regime patrimoniale: la vendita effettuata da uno solo dei comproprietari potrebbe essere annullata. video
Beni che cadono in comunione successivamente
Ma non solo: vi sono anche altri beni che fanno parte della Comunione, o meglio, rientrano in essa solo allo scioglimento della stessa. Spieghiamoci meglio: di questi Regime Patrimoniale fanno parte anche i frutti dei beni personali di ciascuno dei coniugi (che, ricordiamo, non rientrano di per sé nella Comunione dei Beni) percepiti prima dello scioglimento della Comunione dei Beni e non consumati entro la stessa. Allo stesso modo, se al momento dello scioglimento della Comunione dei Beni vi sono proventi non consumati provenienti dall’attività autonoma di ciascuno dei coniugi, anche questi beni sono oggetto di comunione.
Questi ultimi due casi costituiscono quella che viene definita “comunione de residuo”: di norma infatti non sarebbero oggetto della comunione, ne diventano parte solo se esistenti e non consumati al momento del suo scioglimento.
Contatta il Notaio Gratis
Fai un PREVENTIVO
È possibile escludere dei beni dalla comunione legale?
Non tutti i beni acquistati dai coniugi rientrano nella comunione legale dei beni. Ne sono esclusi i beni personali, tra i quali vi sono: quelli che ciascun coniuge già possedeva prima del matrimonio, quelli acquistati anche successivamente al matrimonio per successione o donazione (a meno che il testamento o la donazione non preveda l'attribuzione alla comunione), quelli di uso strettamente personale, quelli che servono all'esercizio della professione e quelli che vengono acquistati con i proventi del trasferimento di altri beni personali.
Come si escludono i beni dalla comunione legale
Un quesito ricorrente è proprio come sia possibile escludere i beni dalla comunione legale dei beni. Nei casi previsti espressamente dal legislatore basterà la dichiarazione di uno dei coniugi resa in atto pubblico davanti al notaio avente ad oggetto la precisazione che quel determinato bene che si acquista, non rientra nella comunione legale perché personale (in tal caso verrà specificato il motivo).
In alcuni casi specifici previsti dalla legge, il legislatore richiede anche l’intervento in atto dell’altro coniuge che dovrà confermare tale affermazione. In quest’ultimo caso entrambi i coniugi dovranno recarsi dal notaio.
Amministrazione dei beni in comunione legale
L'amministrazione ordinaria dei beni della comunione spetta a ciascuno dei coniugi disgiuntamente dall'altro; mentre per gli atti di straordinaria amministrazione occorre il consenso di entrambi.
Le norme previste dal legislatore in tema di amministrazione non sono derogabili. Non è possibile che i coniugi decidano di escludere alcuni beni che acquistano dalla comunione legale e altri no. Nel caso in cui non vogliano più che i beni cadano in comunione legale, potranno recarsi dal notaio e stipulare per atto pubblico il passaggio alla separazione dei beni.
In questo caso la consulenza notarile assume un’importanza fondamentale in quanto non sempre è facile comprendere la distinzione tra atti di ordinaria amministrazione e atti di straordinaria amministrazione e solo il notaio, in quanto esperto del settore, può essere d’aiuto.
Esclusione di un coniuge dall’amministrazione
Il legislatore ha previsto dei casi in cui il coniuge è escluso dall’amministrazione della comunione legale dei beni. Infatti se uno dei due coniugi è interdetto con sentenza del Tribunale, è escluso di diritto, ossia automaticamente, dall’amministrazione dei beni. Quindi nel caso in cui sia necessario vendere una casa in comunione legale e uno dei coniugi sia interdetto, non bisognerà raccogliere il consenso di entrambi i coniugi per vendere la casa con atto pubblico, ma basterà che solo il coniuge non interdetto vada dal notaio per esprimere la sua volontà di vendere la casa. Nel caso in cui sia emessa una sentenza passata in giudicato con cui venga revocata la sentenza di interdizione il coniuge viene reintegrato automaticamente e può amministrare i beni insieme all’altro coniuge.
Ciò vale non solo per la vendita, ma per tutti gli atti di straordinaria amministrazione (permuta, transazione, etc) che richiedono il consenso di entrambi i coniugi.
Nulla viene precisato dalla legge nel caso in cui i coniugi siano entrambi dichiarati interdetti. Secondo alcuni esperti del settore in questo caso bisognerebbe sciogliere la comunione legale dal notaio.
Lontananza del coniuge e comunione legale
Nel caso in cui il coniuge sia lontano o abbia un altro impedimento, in mancanza di una procura per atto pubblico o da scrittura privata autenticata, l’altro coniuge può compiere con l’autorizzazione del giudice e con le cautele previste da quest’ultimo, gli atti necessari per i quali è previsto il consenso di entrambi i coniugi.
Quindi se un coniuge deve vendere una casa e l’altro, ad esempio, si trovi all’estero e non può né fare una procura, né presenziare dinanzi al notaio, è possibile avere un’autorizzazione dal giudice che consenta di vendere l’immobile senza che sia presente l’altro coniuge.
COMUNIONE DEI BENI E CONSULENZA NOTARILE
La materia è dunque più complessa di quanto potrebbe apparire a una prima analisi superficiale e, come si può facilmente intuire, comporta una serie di conseguenze che possono essere anche molto importanti, soprattutto in prospettiva.
È dunque bene valutare appieno le implicazioni della scelta del Regime Patrimoniale della famiglia, decidendo di conseguenza se optare per la Comunione oppure per Separazione dei Beni, così da avere ben chiaro opportunità e obblighi della scelta compiuta. In questo senso può esserci di grande aiuto una consulenza del Notaio che, rispetto alla nostra specifica situazione e alle esigenze che esprimiamo, saprà non solo consigliarci quale sia la soluzione migliore per noi, ma anche illustrarci quali potrebbero essere le eventuali implicazioni anche a lungo termine di tali scelte, anche nel caso (che nessuno vorrebbe considerare, ma esiste) di un possibile scioglimento del matrimonio.
Comunione legale e ordinaria: le differenze
Tra la comunione legale dei beni tra i coniugi o tra gli uniti civili e la comunione ordinaria, ossia quella ad esempio tra due amici che decidono di acquistare un locale commerciale, esistono delle importanti differenze che è importante conoscere. Le differenze attengono innanzitutto alla fonte, alla misura della titolarità e la possibilità di disporre della quota. E’ utile approfondire questi aspetti per capirci di più.
Come si trasferiscono i beni nella comunione legale e ordinaria
Per quanto riguarda invece l’amministrazione dei beni che sono oggetto della comunione legale, ognuno dei coniugi può disporre di essi anche disgiuntamente dall’altro, amministrandoli dunque secondo il proprio giudizio senza bisogno che siano sempre entrambi a disporne. Questo per quello che riguarda almeno l’ordinaria amministrazione: discorso diverso per atti di straordinaria amministrazione, per i quali serve invece il consenso esplicito di entrambi i coniugi. Nel caso in cui questi fossero in disaccordo, quello dei due che desidera procedere può chiedere l’intervento del giudice perché dia l’autorizzazione al compimento dell’atto. Senza questa autorizzazione, qualsiasi decisione di straordinaria amministrazione compiuta senza l’assenso di entrambi i coniugi in regime di Comunione dei Beni può essere annullata.
Nella comunione ordinaria, invece, non è necessario raccogliere il consenso dell’altro comproprietario se si intende trasferire la propria quota. Ciascuno può farlo liberamente.
Poniamo un esempio per comprendere meglio: se due amici, ciascuno titolare della quota di ½ di un appartamento, vogliono vendere metà della casa ad una persona, possono farlo senza avere il consenso dell’altro.
Da dove nascono la comunione legale e ordinaria
Un’altra differenza che sussiste tra la comunione legale e l’ordinaria è la fonte, ossia da dove nascono. La comunione legale trova la sua fonte nella legge. È infatti solo la legge a stabilire quali siano i beni che cadono in comunione legale e quali quelli che ne siano esclusi. La comunione ordinaria invece può trovare la sua fonte nella volontà delle parti (come il caso di due amici che decidono di comprare casa insieme) o nella legge / si pensi al caso della comunione ereditaria).
La misura della quota nella comunione
Nella comunione ordinaria le quote possono essere diverse. Ad esempio ci può essere una persona che è titolare della quota di 1/3 su una casa e un’altra persona che è titolare della quota di 2/3. Nella comunione legale, invece, le quote sono uguali e siccome nessuno dei due coniugi può disporre della propria quota dal notaio senza il consenso dell’altro, si parla anche di comunione senza quote.
Divisione dei beni in comunione
Nella comunione legale fino a che i coniugi sono in comunione legale non possono andare dal notaio e chiedere una divisione dei beni per atto pubblico. Nella comunione ordinaria, invece, i comunisti, ossia i titolari delle quote, possono procedere allo scioglimento della comunione in ogni momento.
Comunione legale e rapporto con i creditori
Vi è un ultimo capitolo di cui è importante tenere conto (e anche qui il supporto di un Notaio può essere prezioso, per valutare fino in fondo la situazione dei coniugi): il rapporto con eventuali creditori. Se sussiste un regime di Comunione dei Beni, infatti, entrambi rispondono di qualsiasi obbligazione contratta congiuntamente, mentre per quelle contratte separatamente il creditore può avvalersi dei beni oggetto della comunione, ma solo se i beni personali del coniuge che ha contratto l’obbligazione non sono sufficienti a coprire il debito e solo limitatamente alla quota di proprietà del coniuge debitore. Importante sottolineare come il creditore possa avvalersi di beni in comunione anche se il debito è stato contratto prima del matrimonio (e dunque prima della Comunione dei Beni stessa).
Come si scioglie la comunione legale
La comunione legale si scioglie per la dichiarazione di assenza o di morte presunta di uno dei coniugi, per l’annullamento, per lo scioglimento o per la cessazione degli effetti civili del matrimonio, per la separazione personale, per la separazione giudiziale dei beni, per mutamento convenzionale dal notaio del regime patrimoniale nel caso in cui decidano ad esempio di passare alla separazione dei beni, per il fallimento di uno dei coniugi.
Scioglimento comunione legale
Nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui il Presidente del Tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, o alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al Presidente, purchè omologato.
L’ordinanza con la quale i coniugi sono autorizzati a vivere separati è comunicata all’ufficio di stato civile ai fini dell’annotazione dello scioglimento della comunione.
PERCHÈ SERVE LA CONSULENZA NOTARILE
La scelta del tipo di regime patrimoniale tra coniugi, in separazione di beni o in comunione di beni, è un aspetto delicato e vale la pena sentire il parere di un professionista esperto. Grazie al servizio di NotaioFacile puoi compilare il form di richiesta per avere informazioni e chiarimenti o per chiedere un preventivo o un appuntamento in studio. Riceverai gratuitamente la tua risposta di norma entro 48 ore dall’invio della richiesta.
Separazione dei Beni e ruolo del Notaio nella scelta
Come abbiamo già avuto modo di vedere quando abbiamo parlato del Regime Patrimoniale, se i coniugi non specificano altrimenti, al momento del matrimonio si applica automaticamente la Comunione dei Beni. Ma se invece si volesse optare per la Separazione dei Beni? Cosa comporterebbe? E perché scegliere una modalità piuttosto che l’altra?
Se si hanno dei dubbi in proposito, la cosa migliore sarebbe con tutta probabilità quella di chiedere la consulenza e il supporto di un Notaio: grazie all’aiuto di questo professionista, infatti, non solo potremo comprendere appieno quali sono le differenze specifiche tra i due regimi patrimoniali, ma anche come si applicano sul piano pratico alla nostra situazione particolare.
Un conto, lo sappiamo, è aver compreso una cosa in teoria, un altro invece riuscire a valutare fino in fondo quanto questa teoria possa avere ricadute sul piano pratico non solo nell’immediato, ma anche potenzialmente a distanza di anni. Ricordiamoci infatti che il Regime Patrimoniale scelto (che, certo, può sempre essere modificato anche in un secondo momento tramite un apposito atto notarile) ci accompagnerà per tutta la nostra vita matrimoniale e avrà effetti importanti anche al suo scioglimento.
Quanto costa passare dalla comunione dei beni alla separazione
Nel caso in cui dopo il matrimonio si decida di passare al regime di separazione dei beni bisognerà affrontare delle spese. Sarà necessario innanzitutto recarsi dal notaio per stipulare un atto pubblico alla presenza di due testimoni aventi i requisiti di legge. In particolare, oltre all’onorario notarile, vi sono dei costi da sostenere, come il pagamento di tasse, bolli e di trascrizione.
Che documenti servono per passare alla separazione dei beni
Prima del rogito notarile il notaio chiederà l’atto di matrimonio, i documenti di identità e i codici fiscali di entrambi i coniugi, la copia dei rogiti relativi agli immobili che sono stati acquistati dopo il matrimonio.