Come fare una divisione amichevole dal notaio
- Quando serve la divisione
- Quanto costa la divisione
- Cos’è la divisione amichevole?
- Chi deve partecipare alla divisione?
- Tipologie di divisione
- Contratto di divisione
- Transazione divisoria
- Divisione parziale
Quando serve la divisione
La divisione è un atto con cui si decide di porre fine allo stato di comunione, su uno o più beni, oppure su uno più diritti. La necessità di operare una divisione può sorgere perché i comunisti, cioè le persone fra le quali esiste lo stato di comunione, vogliono capire esattamente quali siano i beni o i diritti su cui hanno concretamente la titolarità, perché magari, ne vogliono disporre, con degli autonomi atti di cessione.
Non sempre la divisione si svolge in modo pacifico, perché magari possono sorgere delle liti relativamente ai beni da attribuire, oppure al valore degli stessi. Vediamo come poter evitare questi problemi chiedendo supporto direttamente al notaio online.
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Quanto costa la divisione
È opportuno precisare che esistono vari tipi di divisione, ma, con riferimento alla divisione con atto dal notaio, si tratta di un atto non molto costoso.
Infatti, relativamente all’imposta principale da pagare, ovvero l’imposta di registro, l’aliquota da calcolare, sul valore dei beni, è pari all’1%. Il costo può però variare, ed essere maggiore, qualora vengano previsti dei conguagli, cioè dei pagamenti aggiuntivi, effettuati dai singoli componenti della comunione, al fine di compensare le eventuali differenze di valore tra i beni. Per preventivi più specifici è possibile fare una richiesta, in modo gratuito, direttamente sul sito.
Tipologie di divisione
Le varie tipologie di divisione sono le seguenti: la divisione giudiziale, il contratto di divisione e la divisione testamentaria. Tralasciando la divisione giudiziale che non può essere fatta dal notaio, nel caso di divisione testamentaria è il testatore, mediante il testamento, a dividere ed assegnare, in favore di alcune persone, determinati beni facenti parte del suo patrimonio, e quindi dell’asse ereditario. Il testatore, oltre a dividere direttamente beni per testamento, può limitarsi a dare delle indicazioni vincolanti su come egli desidera che la divisione venga operata una volta apertasi la successione, con un atto tra vivi.
Contratto di divisione
Nel caso in cui, invece, il testatore non assegni per testamento determinati beni e neanche faccia riferimento a come dovrà essere operata la divisione, sui beni ereditari, una volta apertasi la successione, si instaurerà la cosiddetta comunione ereditaria, che necessiterà di un apposito atto divisorio.
Ed ecco che arriviamo alla tipologia di divisione più ampia, cioè quella del contratto di divisione, ovvero quell’atto con cui le parti si accordano relativamente a come porre fine allo stato di comunione su più beni, compiendo reciproche assegnazioni. La più frequente è proprio la divisione ereditaria, cioè quella che ha ad oggetto le quote ereditarie.
Cos’è la divisione amichevole?
Un’ipotesi molto frequente nella pratica è che fra i comunisti, che partecipano alla divisione, si creino dei dissidi, perché non si è d’accordo sull’assegnazione dei beni. Ciò può accadere, per esempio, qualora ci siano più persone interessate alla stessa casa facente parte della comunione. Con l’ausilio del notaio, è possibile scegliere due strade per risolvere la divisione in modo amichevole ed evitare possibili contrasti, senza che ci sia bisogno di ricorrere all’intervento del giudice, che comporterebbe un notevole allungamento delle tempistiche.
Una prima strada è quella di attuare una divisione transattiva, cioè una divisione con la quale si procede all’attribuzione dei beni in comunione, provando a superare, con l’aiuto del notaio, i contrasti relativi alle operazioni divisionali, ma rispettando i diritti di ogni comunista, in modo che nessuna persona debba sacrificarsi in favore di altre. Infatti, nella divisione transattiva, è necessario che vengano preventivamente determinate, in modo preciso, le singole quote di diritto che spettano a ciascuno.
Transazione divisoria
Una seconda strada che persegue, comunque, l’obiettivo di evitare liti, è quella di adottare uno strumento che consente l’attribuzione di singoli beni e diritti, e che, quindi, in sostanza, scioglie la comunione, ma che non è propriamente qualificato come divisione.
Si tratta della transazione divisoria, cioè quell’atto con cui si procede comunque all’assegnazione dei beni in proprietà esclusiva, ma senza determinare in via preventiva e né rispettare, le quote di diritto che spettano alle singole persone.
Questo contratto è molto più bonario, con riferimento alle assegnazioni, ma ha l’obiettivo, come ogni transazione, di evitare il sorgere della lite o di risolverla, nel breve tempo, e mediante reciproche concessioni.
Chi deve partecipare alla divisione?
Qualunque sia la tipologia di divisione scelta, ci sono delle regole che devono essere rispettate. Non è necessario, come infra specificato, che vengano divisi subito tutti i beni. È però necessario, e anzi indispensabile, che, nel momento in cui viene stipulato il contratto di divisione, siano presenti tutti i comunisti, cioè siano presenti tutte le persone a cui devono essere assegnati beni.
Si tratta di una regola obbligatoria, sancita dal codice di procedura civile, e, qualora non venga rispettata comporta la nullità della divisione. Non è possibile porre rimedio a questa nullità, con un atto successivo, al quale prendano parti le persone mancanti. Nel caso in cui una persona non potesse essere presente si può, per esempio, ricorrere allo strumento della rappresentanza volontaria, e quindi conferire una procura ad uno dei presenti.
Divisione parziale
La divisione non deve necessariamente comprendere tutti i beni in comunione: può anche essere parziale. La parzialità può riguardare i singoli soggetti, cioè vengono apporzionate solo alcune persone, che smettono di essere comunisti, mentre le altre restano in comunione. Oppure la parzialità può esserci, con riferimento ai beni oggetto della divisione: ciò significa che vengono assegnati solo alcuni beni facenti parte della comunione mentre, con riferimento agli altri, restano nel regime di comproprietà.