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Cosa succede se si dona casa ad un solo figlio?

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Perché donare la casa ad un solo figlio

La donazione della casa da parte di un genitore a favore di uno solo dei suoi figli è una situazione di cui chiunque ha sentito parlare. Quante volte è capitato che, con l’avanzare dell’età, noi genitori abbiamo richiesto ancora di più l’aiuto dei nostri figli e magari uno tra i più si è mostrato molto disponibile con l’acquistarci le medicine, rassettare casa ed occuparsi dei nostri bisogni e qualche volta, per timore che ci occorresse aiuto durante la notte, si è persino trattenuto a dormire a casa nostra, e per questi e per tanti altri motivi abbiamo, quindi, pensato che la scelta giusta fosse quella di lasciargli la casa perché più di tutti si è preso cura di noi.

Così come, ad esempio, ci è balenata nella mente l’idea di donare la casa al figlio che, diversamente dagli altri, ancora non ha trovato la sua strada nel mondo, fatica a ingranare con il lavoro, non riesce a trovare una compagna per mettere su famiglia e non ha da parte nessun gruzzoletto che possa consentirgli di trovare una casa tutta sua, e magari regalandogli la nostra si sentirebbe più sereno.

Ma la domanda che tutti ci siamo fatti è: possiamo dare la casa solo a uno dei nostri figli? La risposta non è semplice, bisogna considerare tanti fattori come le norme in materia di successione ereditaria, il diritto degli altri figli ad agire contro tale donazione se lede i loro diritti e le norme fiscali da applicare alla donazione che vogliamo stipulare.

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Come donare la casa

Di solito quando si decide di donare la casa si sa che bisognerà recarsi dal notaio per sottoscrivere un atto pubblico di donazione, e che dovremo procurare tutti i documenti necessari per la stipula, ma non finisce qui, infatti, quando vi sono altri figli, oltre a quello a cui vogliamo regalare la casa, dovremo prendere degli accorgimenti affinché il passaggio di proprietà possa essere compiuto.

In primo luogo, bisogna tenere conto che quando un padre o una madre o entrambi donano un bene ai propri figli stanno anticipando quello che poi spetterà alla prole al momento della loro morte, infatti, la donazione tra i suddetti soggetti è definita un’anticipazione della successione e proprio per questo motivo deve rispettare regole rigide.

Tendenzialmente, in tali casi c’è da considerare le norme dettate in materia di successione ereditaria e delle quote che la legge attribuisce ai figli e al coniuge di colui che muore sul patrimonio di quest’ultimo. Si tratta delle cosiddette quote di legittima e rimangono tali sia se il genitore fa testamento sia se, invece, non lo faccia, e prevedono, ad esempio, che quando vi sono un coniuge e più figli a questi ultimi spetta ½ del patrimonio e al coniuge ¼. Tuttavia, non potendo sapere prima della propria morte a quanto ammonterà il proprio patrimonio, per capire se la donazione della casa in favore di un solo figlio rientra nella quota di legge a lui spettante o la supera e, quindi, va a violare le quote degli altri futuri coeredi è necessario prendere delle precauzioni affinché la donazione venga fatta in piena sicurezza.

Rinuncia all’eredità

Una prima soluzione, che può subito saltare all’occhio è la rinuncia all’eredità, perché se il problema è che gli altri sono coeredi e, quindi, hanno diritto ad avere una quota del patrimonio ereditario del genitore, se vi rinunciano non vi sarebbero più problemi. Ma la situazione non è facile come sembra, per prima cosa, ci dovrebbe essere la volontà degli altri futuri coeredi a non volersi avvantaggiare di alcun diritto sulla successione del proprio genitore, ma la seconda e ancora più importante circostanza a cui fare riferimento, è che, finché il genitore è in vita, non si può rinunciare alla sua eredità, perché così facendo si disporrebbe di un diritto futuro che ancora non esiste e che ancora non può essere rifiutato.

Quindi scartata la soluzione di convincere gli altri figli a rinunciare vediamo quali altre possibilità abbiamo a disposizione.

La donazione può essere impugnata

Se la nostra intenzione è donare a favore di uno solo dei nostri figli dobbiamo seguire un iter ben preciso per evitare che la donazione possa poi essere impugnata dagli altri.

Infatti, nel caso di donazione che viola la quota di legittima spettante al coerede, quest’ultimo può decidere di impugnare l’atto lesivo ed agire in riduzione e per la restituzione di quanto gli spetta.

Nello specifico i coeredi lesi, possono decidere di impugnare la donazione promuovendo una causa in tribunale affinché l’atto venga dichiarato inefficace ristabilendo così le quote di legge. Si tratta della cosiddetta azione di riduzione che può essere promossa solo da chi sia coerede, entro dieci anni dall’apertura della successione del genitore che ha effettuato la donazione e, qualora, venga vinta comporta l’inefficacia dell’atto e la restituzione della casa, da parte del figlio che l’ha ricevuta in donazione, nel patrimonio ereditario, affinché tutti gli eredi possano rivalersene nelle rispettive quote.

Ma non è detto che il figlio che ha beneficiato della donazione e della casa sia disposto a restituire spontaneamente la casa, per cui sarà necessaria una nuova azione nei suoi confronti per ottenere il bene ricevuto, mediante l’instaurazione dell’azione di restituzione, che può essere intrapresa anche insieme all’azione di riduzione. Quindi, alla luce di quanto sin qui detto, la donazione diretta della casa a nostro figlio porterà solo problemi e conseguenze giudiziali che non lo faranno stare tranquillo e soprattutto non gli consentiranno di potersi godere il nostro regalo.

Cosa succede se si dona casa ad un solo figlio

Come evitare che la donazione sia impugnata?

Come abbiamo visto donare la casa ad un solo figlio può causargli problemi quando una volta che il genitore è, purtroppo venuto a mancare, ci si rende contro che non ha rispettato le quote che la legge attribuisce ai suoi eredi. Non bisogna però temere di non poter mai donare la casa ad uno solo dei propri figli, perché esiste un metodo offerto dalla stessa legge per poter effettuare la donazione in tutta sicurezza, tenendo così al riparo nostro figlio da future cause legali con gli eredi esclusi.

In primo luogo bisogna recarsi dal notaio per la donazione e per evitare future impugnazioni il genitore o i genitori dovranno donare la casa a tutti i figli (e nel caso in cui a donare sia solo uno di loro, la casa dovrà essere donata oltre che ai figli anche al coniuge, in quanto futuro coerede legittimato ad impugnare la donazione per lesione della quota di legittima a lui spettante).

Donando la casa a tutti i futuri eredi ognuno di essi avrà avuto una quota uguale sul bene e quindi non potranno impugnare la donazione perché nessuno di loro è stato escluso, ma tutti sono stati tenuti in considerazione.

Una volta effettuata la donazione in favore di tutti, sarà necessario fare rinunciare a tutti, meno che al figlio che ci interessa che abbia la casa, alla donazione attraverso un atto pubblico di rinuncia alla donazione della quota ricevuta, con contestuale trasferimento della quota di proprietà in favore del fratello (e figlio, nel caso in cui a donare sia solo un genitore) affinché gli siano attribuite tutte le quote di proprietà che sommate alla sua compongono l’intera proprietà della casa.

Questa soluzione consente di evitare la futura impugnazione e controversie legali proprio perché a stipulare i due atti sono tutti gli eredi del donante, il quale può star sereno che una volta che sarà passato a miglior vita il figlio a cui voleva che andasse la casa non potrà vedersi attaccato da alcuna impugnazione. Tali atti comportano, però, una serie di imposte e tasse, per questo motivo è opportuno rivolgersi ad un notaio per un preventivo e soprattutto per comprendere la portata dell’atto che intendiamo intraprendere oltre che dal punto di vista economico soprattutto per riuscire ad ottenere il risultato voluto in tutta sicurezza e nel più breve tempo possibile, offrendoci il miglior servizio.

La vendita come alternativa alla donazione

Nel caso in cui gli altri futuri eredi non siano disposti a prestare il proprio consenso alla cessione delle loro quote sulla casa in favore di colui al quale il genitore vuole che venga attribuita, e l’intento è quello di attribuirgliela a tutti i costi, allora non rimane che vendergliela, stipulando un vero e proprio atto di compravendita dinanzi al notaio e facendosi pagare dal figlio un prezzo congruo in base al valore catastale dell’immobile. Si tratta di un’alternativa che comporta tutti i costi di una normale vendita e non è detto che il figlio sia d’accordo.

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