Le clausole di gradimento

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Le clausole di gradimento

Si tratta di clausole statutarie che mirano a salvaguardare la compagine sociale evitando in tal modo l’ingresso di soggetti terzi non graditi in società. I soci di una società di capitali possono, pertanto, subordinare il trasferimento delle partecipazioni sociali, ossia azioni o quote, a terzi estranei, alla manifestazione del gradimento di un organo della società oppure di uno o più soci.

Lo statuto può determinare i criteri in base ai quali il gradimento deve essere concesso o rifiutato, oppure subordinare l’efficacia del trasferimento al mero gradimento di un organo sociale o dei soci senza nessun obbligo di motivazione. In tale seconda ipotesi la clausola deve prevedere il diritto di recesso dell’alienante altrimenti è inefficace. Il diritto di recesso deve essere esercitato entro trenta giorni da quando il venditore ha notizia del diniego del gradimento.

Quali sono?

Tali clausole sono di due tipi, quelle di mero gradimento e quelle di gradimento non mero. Analizziamole singolarmente.

Le clausole di mero gradimento sono quelle che subordinano l’ingresso di terzi estranei alla compagine sociale al cosiddetto placet degli organi sociali o dei soci. Quindi il soggetto chiamato ad esprimersi in ordine all’ingresso del cessionario della partecipazione in società, non è vincolato, nella sua valutazione né da parametri o requisiti oggettivi né ad un obbligo di motivazione. Questo interesse certamente meritevole di tutela deve però raffrontarsi con quello individuale del socio a disinvestire la sua partecipazione ossia ad uscire dalla società.

Tali clausole, nella SPA, riguardano in primis azioni nominative e sono inefficaci se non prevedono un obbligo di acquisto a carico della società, degli altri soci o il recesso del cedente. Nelle srl, invece, sono sempre valide ed efficaci ma attribuiscono al socio il diritto di recesso. Le clausole di gradimento non mero si caratterizzano in quanto subordinano l’efficacia del trasferimento a circostanze soggettive da parte dell’acquirente della partecipazione e sono sempre valide ed efficaci senza il bisogno di alcun correttivo. Ad esempio in una clausola di gradimento non mero, chi vuole acquistare la partecipazione deve essere in possesso di determinate qualità personali altrimenti non potrà comprare le azioni o quote che gli consentiranno di essere socio.

Quanto costano?

Essendo clausole contenute direttamente nello statuto sociale il costo sarà quello dell’atto che si andrà a redigere, e dunque, ad esempio o l’atto costitutivo della società oppure il verbale di assemblea straordinaria in cui l’assemblea dei soci delibererà l’introduzione di un nuovo e specifico articolo dello statuto che conterrà una di tali clausole. Al riguardo sarà sempre necessario rivolgersi ad un notaio, anche attraverso la presente piattaforma, al fine di avere i giusti consigli del caso e non incappare in problematiche di nullità o inefficacia per l’introduzione delle clausole di mero o non mero gradimento.

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Organi sociali ai quali può essere demandata la decisione del gradimento

Generalmente tale potere è dell’organo amministrativo. E dunque amministratore unico e consiglio di amministrazione, ovvero, solo per le SRL, a più amministratori che decideranno in via congiunta o disgiunta a seconda dei poteri a loro conferiti dai soci in sede di nomina. Il consiglio di amministrazione può delegare la decisione sul gradimento ad un comitato esecutivo.

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Decisioni dei soci relative al gradimento

Bisogna distinguere in tal caso tra SPA ed SRL. Nelle società per azioni la decisione può essere rimessa all’assemblea generale degli azionisti ovvero ad un’assemblea separata relativa ad una specifica categoria di azioni. Nelle Società a responsabilità limitata, invece, fermo restando la possibilità di rimettere le decisioni ai soci come nelle SPA è possibile che la decisione venga affidata ad un singolo socio il quale avrà in tal caso il cosiddetto diritto particolare tipico di questa forma societaria. Le start up e le PMI innovative costituite in forma di SRL, in modalità similare alla SPA, possono prevedere una categoria di quote sociali a cui sia subordinata la decisione relativa al gradimento.

In caso di recesso a quanto ammonta la liquidazione del socio receduto?

In base al valore di mercato e non in base al valore nominale della partecipazione. In caso di disaccordo il valore di liquidazione viene determinato in base ad una relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale del luogo in cui ha sede la società su istanza della parte più diligente.

Quando e come si possono introdurre tali clausole

Le clausole di gradimento possono essere previste nello statuto sociale quando si costituisce una SPA ovvero una SRL; introdotte con apposita modifica statutaria in entrambi i tipi sociali. In quest’ultimo caso può spettare il diritto di recesso a favore del socio che non ha partecipato alla decisone e precisamente: nella SPA il diritto di exit spetta per legge salvo che lo statuto non disponga diversamente; nella SRL, invece, il diritto di recesso deve essere espressamente previsto nello statuto sociale.

Cosa succede in caso di violazione di tali clausole?

Quando il trasferimento della partecipazione è attuato nel mancato rispetto del gradimento, ad esempio quando non è stato concesso il placet al trasferimento nel caso di gradimento mero oppure quando il terzo non rispetti i requisiti soggettivi richiesti nel caso di gradimento non mero, vi sarà inefficacia dello stesso. Ciò comporta l’impossibilità per il cessionario di esercitare i diritti connessi all’acquisto della partecipazione, quali ad esempio il diritto al voto ed il diritto agli utili.

Cosa succede in caso di diniego del gradimento?

Nel caso in cui la cessione a terzi da parte di un socio sia impedita in concreto dagli altri soci attraverso il cosiddetto diniego del gradimento, prevale l’interesse del socio ad uscire dalla società, e per così dire a non rimanere prigioniero della propria partecipazione. Pertanto il socio che vuole vendere potrà recedere dalla società ma l’iter non sarà però dei più semplici. Sarà infatti necessario stabilire un valore di liquidazione della partecipazione e ciò potrebbe comportare dei disaccordi tra i soci, rendendo così la procedura lunga e gravosa. Per evitare tali problematiche può essere consigliato inserire in statuto limitazioni più deboli come ad esempio la clausola di prelazione che permette la vendita della azione o quota a terzi solo se gli altri soci non intendono acquistare la partecipazione del socio uscente.

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Editore: Redazione Notaio Facile. Articolo pubblicato dall'editore e scritto personalmente da esperti in ambito notarile. Coperto da copyright ©
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